Ho imparato il trapunto fiorentino in fiera a Parma, filzando a due dritti una foglia in bisso di lino doppiato e imbottendola con della lana tinta con colori naturali, sotto i vigili ed esperti occhi di Rosalba Pepi. E’ passato più di  un anno e scrivo questo post solo adesso, perchè da quando Alfredo gattona il tempo è drammaticamente scarso: si imbuca sotto letti e sottoscale, si arrampica prediligendo trampolini e precipizi, assaggia sassi e scarpe e probabilmente ragni e scolopendre. Se poi mi siedo al computer viene a dare il suo contributo e allora il testo prende pressappoco questa forma: foksjjkbsh-.,òùàèòrkljalkhf
Però continuo a fare qualche lavoretto e lentamente arriveranno anche i post.
Tornando al trapunto, in foto si vede un portafazzoletti in bisso di lino, trapuntato in rosa e imbottito con lana bianca e rosa, con un risultato straordinariamente confettoso.

Ovviamente è la trasparenza del bisso a rendere la magia del colore, anche se queste foto non rispecchiamo la realtà, perchè le scattai in inverno, frettolosamente, e il bianco della stoffa qui sembra ecrù.
L’alfabeto, particolarmente adatto alla tecnica, è tratto da Alphabets et monogrammes di Th. Dillmont, che trovate sull’Antique pattern library.
Ho estrapolato l’immagine per farvi vedere quanto è bello:

Ho immaginato di fare una trapunta con l’alfabeto completo e spero che l’idea non rimanga soltanto un progetto…
Il portafazzoletti si compone di due parti singole, unite soltanto dai nastrini per consentire l’inserimento dei fazzoletti. La parte superiore ricamata è un quadrato orlato con bordo ripiegato e punto quadro. La stoffa interna che funge da fodera è ripiegata e fissata con un sottopunto in corrispondenza del punto quadro. La parte sotto è un quadrato doppiato e imbottito con normale ovatta a nastro. I nastrini di raso sono applicati al sotto e si legano agli angoli della sfilatura. L’obiettivo era di tenere le due parti fisicamente separabili, per consentire al destinatario del mio regalo di poter utilizzare il ricamo anche per scopi diversi.
I fazzoletti in foto sono gli stessi di questo post.
Il vantaggio del trapunto fiorentino è che la parte ricamata è soltanto una filza e che dunque può essere eseguita anche da mano meno esperte per ricamare quelle bellissime lettere che magari a punto pieno risulterebbero più difficili. Non vuol dire comunque che sia il tutto così facile, perchè bisogna prestare particolare cura alla tensione della stoffa e alla resa uniforme del’imbottitura. Infine, essendo la lana protagonista dell’imbottitura, non credo che i lavori si prestino a essere lavati con gran frequenza e questo aspetto purtroppo riduce il campo di applicazione. Ma farò qualche prova…
Se la cosa vi interessa, segnalo il libro di Rosalba Pepi, Trapunto fiorentino, scandalosamente scontato in rete (cosa che suppongo non farà gioire l’autrice, ma farà la felicità delle appassionate squattrinate come me…).
Volevo postare qui anche una scritta che ho fatto per un sacchetto di Mario, ma siccome mi sono imposta di postare soltanto lavori terminati, rimando alla prossima, non appena mi decido di confezionarlo.
Dunque a presto…?!