Quattro giorni da sola ad Abilmente mi sfibrano come una settimana di camminate in montagna. 
O almeno credo… 
Vado sempre in vacanza al mare.
Ho vegetato per una settimana, sguazzando come uno zombie nel disordine domestico e mentale, incapace di muovere un dito per riprendere la vita di sempre e di ricordare perché avessi scritto sull’agenda parole così difficili.
Eppure mi avete chiesto in tante un caffè e un tramezzino… Eh, eh! E chi l’avrebbe mai detto che qualcuno mi leggesse sul serio? 
Però adesso abbiate la clemenza di non commentare più sotto la vestibilità del grembiule della mia modella rispetto alla mia…
SI’! OK! VA BENE!
I lembi del grembiule su di lei quasi dietro si toccano, la cintura gira intorno alla vita e ne avanza un bel pezzo per un fiocco, i decori dipinti non si apprezzano in tutta la loro interezza…
Ma non l’ho uccisa solo per questo.
Dipinto, ovviamente, da Patrizia Silingardi
Ho fatto delle terribili battutacce sui suoi ciuffi, che sfidano la forza di gravità. 
Non invano.
Ad Abilmente è intervenuta una squadra dell’Università di fisica di Padova, in collaborazione con l’Istituto di Neurologia di Udine: pare che l’origine del fenomeno stia nella straordinaria ipereccitabilità del soggetto. Hanno dimostrato che ciuffi di pochi grammi, tagliati a distanza di ore, ancora sono in grado di accendere una lampadina. 
Ecco svelato come fu che il padiglione Ricamo Innovazione brillasse di più del Salone del Ricamo.
Insomma… Per non rimanere al buio, compratevi una Patrizia.
A dirla quasi seriamente, ce ne vorrebbe davvero una in ogni città.
Le sue foglie però sono cattive. Ma cattive come è cattiva una mamma, che lo fa per il tuo bene a farti un male cane.
Nel senso che ti impongono delle scelte. Non puoi usare quel colore lì che ti piace. 
No! Devi assecondarle. 
Ne devi trovare uno che ci stia in quel certo modo e che tu non avresti mai scelto. 
Ma poi scopri che non era male e ti chiedono perché stai sorridendo. 
La dittatura delle foglie.
L’iniziale è presa da uno dei manuali Shepard, ma purtroppo non c’è alfabeto completo!
Beh, ci siamo divertite in fiera.
Io, lei, la Gabriella dei Conti, la Laura della Cor:nice… Ci rimbalzavamo i visitatori l’una con l’altra e dai loro occhi ho capito che il divertimento era contagioso.
Grazie a tutte!
Anche alla mia vicina Giuliana Nucci delle nappe e non solo nappe. Anche con lei mi sono divertita un sacco. E le ho pure rubato un po’ di nodi…
I miei nodi sfidano la forza di gravità come i ciuffi della Patrizia, ma non dovrebbero. E non accendono lampadine. Un giorno ce la farò, Giuliana!
Grazie anche alla mia autista-passeggera Emanuela. Ci siam fatte due risate. E dimenticato un sacco di cose in macchina. Le uniche espositrici che hanno rischiato di comprarsi il biglietto d’ingresso.
Il problema è che Abilmente è il mio 31 dicembre. 
Finisce tutto e ricomincia. 
Deve ricominciare. 
Ma non so bene come. 
Cioè forse lo so, ma imboccare una strada di incertezza fa sempre paura e fatica.
Ho lavorato al mio orticello di fiori per tanti anni. Non sapevo che avrebbe portato a questo. 
Intendo l’avvio di un lavoro quasi vero. 
Senz’altro vero dal punto di vista formale: con le spaventose scadenze di iva e parolacce simili impronunciabili, coniate da menti perverse e da una storia tutta italiana di frodi. 
Metterei l’obbligo di simulazione di una partita iva in tutti i licei. Bisogna che qualcuno, almeno una volta nella vita, ci presenti un conto.
Non ci ho dormito per mesi a sistemare gli aspetti fiscali del libro e quest’anno quasi non ho ricamato. Mi è scivolato l’anno tra le dita, mentre i progetti fallivano con una stanca scrollata di spalle. 
Mi gettai quest’estate sulla interminabile striscia umbra per ritrovare l’amore, un po’ affievolito dai pensieri e da qualche violazione del mio orticello.
Ho sempre pensato che, nel momento in cui mi sarei attaccata con rancore a quel poco che avevo fatto, avrebbe voluto dire che in quel momento non avevo più risorse per il futuro. 
E’ capitato. 
E’ umano. 
Perché non avevo voglia di ricominciare tutto daccapo. 
Mi sembrava giusto poter girovagare per un po’, spensierata, tra i fiori, senza pensiero alcuno. 
Non ci sono riuscita.
E forse è un bene. 
Sennò ci si adagia, ci si comincia a nutrire di nettare e di inebrianti profumi e a seguire i blandi ritmi della natura, facendo la fine della cicala.
Dunque lascio il mio orticello prosperare altrove. 
Salpo per altri lidi…
Cioè per i lidi veri e propri. Torno al mare. E ci starò per un po’. 
Me lo ha suggerito la Ricamatrice Ancestrale emersa dalle acque di Porto Badisco quest’estate, quando, sola, con le spalle ai girasoli e i piedi sugli aguzzi scogli calcarei a picco sul blu, ho gettato la mia malinconia tra le onde.
Credo che sappiate dove tenterò di andare a parare. 
Ma non è detto che ci riesca. 
Lo farò al mio solito modo spudorato, campion facendo e mostrando, senza segreti. Perché tanto non li so tenere.
Quel che sarà sarà.