Abbiamo infine respirato.
Nonostante la mascherina, nonostante i regolamenti.
Io avevo una capienza di due persone allo stand… Peccato, non aver fotografato il cartello! Potevamo starci in due, una coi capelli lunghi, una coi capelli corti e il ciuffo di traverso. Non ci siamo chiesti perché e non abbiamo protestato con gli organizzatori, visto che eravamo sempre combinate giuste.
Come ogni fiera, ho passato tre giorni a lamentarmi di quanto fosse faticoso e insensato, assicurando a tutti che sarebbe stata l’ultima fiera e che nessuno mi avrebbe mai visto più in giro per anni, e l’ultimo giorno a piangere perché l’indomani non ci saremmo più riviste.
E’ finita la gita, ha sentenziato la Rossella.
E adesso che è finita la gita, io tiro le somme (dopo aver tirato il collo ai ragazzi, per lo stato in cui mi hanno lasciato casa).
Abbiamo respirato una deliziosa aria di ripresa, un entusiasmo che non ricordavo, la voglia di comunicare.
Ho collezionato storie, ho visto gli occhi brillare. In fondo potevamo solo comunicare con gli occhi, ma ho scoperto che bastano.
Le storie che ho collezionato mica sono tutte belle… Sono anzi tutte storte e hanno quella stortura di questi due anni e sono sgorgate sulle pieghe delle lettere del mare distese sul tavolone centrale. Dentro c’erano anche le mie.
E quella che era una vibrazione sottile, in questi padiglioni, in questi giorni, si è trasformata in un’onda, amplificata, e le storie, intrecciandosi, hanno trovato comunione d’intesa, leggerezza nella consapevolezza.
Qui non si fuggiva: si elaborava.
Inverno non farci scherzi, ti prego!
Ho portato con me il pescatore, ma al terzo giorno, poiché in costante stato di ebbrezza e incapace di reggersi in piedi, gli ho fatto fare un volo in borsa.
Giovedì avevo con me anche La Vale e la Cesarina. Mi rendo conto adesso che avrei dovuto fare uno special guest post, ma ero troppo fusa. Ringrazio le due socie per il servizio ristorazione, il supporto emotivo, il depistaggio del pubblico (la Vale ha tentato di spacciarsi per me medesima, ma è capitolata sul numero di fili del palestrina, soprattutto quando ha esclamato… Quale palestrina?!).
Sabato avevo con me madre…
Alle 10:00 l’ho spedita a frequentare tutti i corsi reperibili nel padiglione 2 (il più lontano), dopo averla sorpresa a picchiare un paio di passanti che avevano dichiarato di non essere interessati ai miei ricami.
Vado a piangere ancora un po’ sulla fiera finita, e poi riprendo a percorrere la mia strada.
Sento sul collo il respiro della Patrizia…
Scrivi un commento