Mi sembra stia emergendo la moda del redwork. Vedevo dei lavori anche alla recente fiera di Vicenza e fra me e me dicevo “Beh, di punto erba e di poco altro si tratta”. Però quando una moda cresce vale la pena fermarsi ad approfondire il fenomeno. Così ho cercato un po’ in rete e ho scovato una notevole quantità di disegni belli e brutti. Ho trovato anche qualche interessante informazione sulla storia del redwork, come l’origine del nome, legata al lancio (intorno al 1870) di un filato di cotone tinto con il bagno “turkey red”, dal colore durevole e dal costo più vantaggioso dei filati di seta usati all’epoca. Il sito da cui ho tratto queste informazioni raccontava anche dell”uso di imparare a ricamare questa tecnica sui “penny squares”, quadrati di cotone con la stampa del disegno, che si acquistavano con un penny. Leggendo questo dettaglio ho visualizzato le strade polverose, le carrozze e i cavalli, ragazze con le treccie avvolte in gonne vaporose, decine di penny squares accatastati su cesti di vimini e donne a gruppi intente a confezionare quilts all’eco di qualche sparo lontano…
Non so in che misura Hollywood abbia alterato la mia visione… Fatto sta che ora anche il redwork ha fatto breccia nel mio cuore. Ci gioca sicuramente pure la piacevole sfida di riuscire a realizzare un oggetto interessante nonostante la semplicità del ricamo, che se non viene ben armonizzato raramente emoziona.

Così nasce il mio primo redwork, che però non ha certo la pretesa di emozionare… Spero soltanto che il risultato sia piacevole, e se così è il merito va soprattutto all’abile disegnatore che ha offerto il disegno della lettrice (NeedleCrafter). Altre risorse interessanti sono reperibili sul gruppo redwork di Flickr e sul sewterific.
Sul retro ecco come si presenta la borsa. Il colore del filato DMC è chiaramente il 498.